martedì 24 marzo 2009

la rivincita dei pazziniani


Firenze, si sa, ama dividersi su tutto. C'è solo una cosa, un colore, che abbraccia tutta la città: il Viola. La Fiorentina è l'orgoglio di quasi tutti i fiorentini (purtroppo non tutti, l'erba cattiva cresce anche dalle nostre parti), ma nel guardarla, nel seguirla, nell'amarla, ci sono tante sfaccettature, tante divisioni, e lo spirito critico e contestatore del fiorentino doc viene fuori, come sempre.

Qualche anno fa, arrivarono a Firenze due giovani promesse del calcio, entrambi attaccanti: Pazzini e Bojinov. Tanto serio e misurato il primo, quanto esuberante e guascone era il secondo.
Firenze subito si divise tra pazziniani e bojiniani; i due giocavano con alterne fortune, qualche bel gol e molte panchine, all'ombra di Mister 31 gol Luca Toni. Bojinov, da ragazzaccio scapestrato se la dette a gambe levate reclamando maggior spazio, mentre Pazzini, da bravo ragazzo, rimase a farsi le ossa ed a scaldare la panca (molto spesso), anche se le volte che veniva chiamato in causa non si faceva attendere.

Poi Toni cominciò a fare le bizze, attratto dalle sirene miliardarie bavaresi ed eccolo là, il bravo ragazzo che aveva saputo aspettare di colpo ebbe la sua grande occasione.
Un campionato da titolare con luci ed ombre e la Firenze calcistica ancora divisa nel giudicarlo: "è un gran lottatore", "si sacrifica per la squadra", "lotta sempre come un leone", "la squadra non gioca per lui".... erano i tormentoni di chi lo elogiava; di contro i suoi detrattori non perdevano occasione per dire che "non vede la porta", "non tira mai", "non è una prima punta", "è scarso".... insomma, un anno in chiaroscuro, con pochi gol e molte partite in cui la sua pagella recitava spesso "si batte ma non incide", come a dire.... vorrebbe, ma un gliela fà!!!

E arriviamo all'estate scorsa, quando la Fiorentina acquista Gilardino. Il Gila non si fa attendere, gol nei preliminari di C.L., gol all'esordio con la juve e via seguendo in un crescendo rossiniano che relega il Pazzo tristemente in panchina. Il fondo si tocca quando, nella logica del turn-over, Gilardino lascia il posto a Pazzini nella partita in casa con la Reggina. Pazzini, gioca bene e segna su rigore, ma poi esce a 20 minuti dalla fine ed il bomber di Biella entra e ne fa due, con l'altro che dalla panchina guarda sconsolato.

Gennaio scorso, storia recente ormai, Pazzini fa le valigie e se ne va a Genova, sponda blucerchiata, e, come spesso accade nel calcio, comincia a segnare con una regolarità che a Firenze non ci aveva mai regalato, e soprattutto con una facilità d'esecuzione che quasi mai aveva dimostrato dalle nostre parti, e che gli ha spalancato anche le porte della Nazionale.

Ovviamente a Firenze i pazziniani non erano morti, erano solo in silenzio, nell'attesa di tempi migliori e come si sa, il tempo fornisce sempre l'occasione giusta a chi la sa aspettare. Eccoli allora che spuntano di nuovo come i funghi con un unico solo tormentone: "visto? lo dicevo io che l'era bono!!".

Sante parole, alla luce dei fatti, e sono contento per Giampaolo che ha trovato un ambiente dove potersi esprimere al meglio; mi dispiace soltanto che, ad ogni intervista, ad ogni sospiro, vada a dire che "finalmente ha trovato un ambiente ed una società che gli hanno dato grande fiducia", come se a Firenze non fosse stato così. E no Pazzo, questo non è vero, non lo puoi dire; a Firenze hai avuto sempre la fiducia dell'ambiente, e per un anno sei stato il titolare dell'attacco. Purtroppo non hai avuto fortuna, forse hai sentito troppo la pressione del dopo-Toni, forse la squadra non esaltava le tue caratterstiche, forse non c'era uno come Cassano che ti metteva assist a ripetizione, però non puoi dire di non aver avuto le tue possibilità, questo no. Io sinceramente un grazie a Firenze me lo sarei aspettato. Non ti è venuto? Pazienza, si vive lo stesso.

Con i migliori auguri.

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