giovedì 26 marzo 2009

il silenzio che uccide

Ieri sera era una di quelle poche sere in cui varrebbe la pena tenere la televisione accesa. Su Raitre, ospite in una edizione speciale di "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, c'era Roberto Saviano, per chi non lo sapesse autore del libro "Gomorra", uno scrittore, anzi, un ragazzo come noi che ha avuto il coraggio di parlare, di raccontare, di denunciare, quello che succede nel suo paese, nella sua regione, nella nostra Italia.

Sono rimasto in silenzio ad ascoltare il suo monologo, affascinato ed allo stesso tempo allibito dal suo racconto. Ho provato un senso di sgomento ad ascoltare quello che tutti dovrebbero raccontarci giornalmente e che invece noi, che viviamo a centinaia di chilometri di distanza, non veniamo mai a sapere. O meglio, sappiamo a grandi linee ma mai nessuno si prende la briga di raccontare la vita di persone normali che muoiono ogni giorno senza motivo; muoiono in silenzio, nel silenzio di chi gli sta intorno, nel silenzio di chi dovrebbe garantirgli un pochina di sicurezza in più, nel silenzio di chi avrebbe il dovere di raccontare le loro storie.

Sono rimasto molto colpito dalla lucidità con cui Saviano ci ha raccontato una realtà quotidiana difficile da sopportare per chi la vive, ancora più difficile per chi prova in qualche modo a contrastarla, che sia un rappresentante delle istituzioni o un semplice cittadino, un parroco o un giovane carabiniere.

La cosa che più impressiona è il silenzio della politica, di quella ad alto livello, che evita accuratamente di affrontare l'argomento. Perché? Perché non vuole? O perchè non può?
Forse semplicemente perchè è più facile così, far finta di niente, lasciare scorrere le cose per il loro verso; non lo so. Non so che dire, dalla mia finestrella posso soltanto esprimere una profonda ammirazione per Roberto Saviano e pubblicare un pezzetto del suo intervento di ieri.

Il silenzio uccide più di un'arma.

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