Da dentro si tocca con mano la tragedia che ha colpito questa gente e si vede con i propri occhi il bello ed il brutto di queste situazioni.
Il bello è la solidarietà della gente, dei volontari che da tutta Italia si sono mobilitati per allestire i campi, fare da mangiare, accudire le persone bisognose, anziani e bambini; il bello è la voglia di collaborare di tutti quanti; il bello è la dignità con cui quella gente ti guarda in faccia; il bello è che la gente ha perso tutto ma riesce a non perdere il sorriso, neanche in questi momenti; il bello è lo spirito di sacrificio con cui si sopportano situazioni che in altri contesti ci vedrebbero tutti quanti sbraitare ed incazzarci; il bello è tutto questo....
Ma c'è anche il brutto!
Il brutto di trenta secondi che hanno devastato paesi interi; il brutto del silenzio irreale che avvolge i paesi, completamente deserti ed abbandonati; il brutto della paura che non ti permette di rientrare in casa tua anche se questa è sicura; il brutto delle continue scosse che fanno tremare i vetri; il brutto della disorganizzazione, che a distanza di 40 giorni non è ancora riuscita a darsi un coordinamento serio ed efficiente; il brutto delle macerie che sono ancora lì dove le ha lasciate il terremoto.
Non ci vuole essere polemica in queste parole ma mi da fastidio sentir parlare di ricostruzione che è partita quando ancora ci sono le macerie ferme lì da più di un mese. Si riempiono la bocca di paroloni, si fanno belli parlando di efficienza della macchina organizzativa e poi quando sei sul posto ti accorgi che l'efficienza è nelle mani di poche e volenterose persone che fanno del loro meglio ma che mancano, molto spesso, della necessaria conoscenza ed esperienza per risolvere determinati tipi di problema.
Dopo un mese e mezzo non si era ancora formato questo gruppo tecnico, perché?
Non parlo de L'Aquila, io non ci sono stato; probabilmente lì si sono mossi in maniera più veloce perchè è sotto gli occhi dei mass media; ma nei paesini minori è ancora tutto (o quasi) fermo a quel 6 aprile.
Comunque, nel mio piccolo, credo e spero di essere riuscito a dare un contributo e per una volta sono felice che il mio lavoro mi permetta di essere realmente e concretamente utile, in una situazione di emergenza che spero presto trovi sbocco ina una nuova normalità.
Un sincero augurio alle persone che ho conosciuto affinché la loro vita possa presto tornare a scorrere in maniera più tranquilla, con la speranza che nessuno venga lasciato solo, quando sarà passata la fase delle passerelle mediatiche.
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