giovedì 27 maggio 2010

ciao Cesare

Vedendoti oggi salutare con commozione ed affetto tutti i presenti fuori dallo stadio, la mente ripercorre gli splendidi 5 anni che abbiamo condiviso. Tu, alfiere di un sogno e noi, cavalieri del tuo regno. Sono stati anni bellissimi, ricchi di soddisfazioni, di bel gioco, e di momenti profondi. Un legame, quello tra te e noi, nato forse ancor prima che tu arrivassi sulla panchina della Viola; nato forse da un gesto semplice eppure straordinario, quando per star vicino alla tua Manuela, lasciasti Roma e la Roma. Un legame che poi è diventato indissolubile quando Lei se n'è andata, e tutta la città si è stretta intorno a te, compatta, unita in un dolore che era anche nostro. Quel minuto di silenzio assoluto è stata una delle emozioni più profonde che io abbia mai vissuto allo stadio.
E poi i trionfi.... quella cavalcata incredibile del primo anno in cui meravigliasti tutti portando una squadra, che era un'incognita, al quarto posto, nell'apoteosi di Verona; e la rimonta incredibile partendo da -19.... la coppa Uefa ed i maledetti rigori..... e la prima Champions vera, con quella rovesciata che è rimasta in tutti i nostri cuori.... e la seconda Champions, più sofferta ma voluta e cercata con il cuore... e poi quest'anno..... Liverpool, Debrecen, Lione, Bayern, una serie di partite memorabili che solo un essere indegno ha interrotto.
Purtroppo poi qualcosa si è rotto, noi non abbiamo ben capito cosa sia successo ma si vedeva che non c'era più lo stesso spirito che ci aveva accompagnato negli anni scorsi.
Ma la vita, come il calcio, è così; dobbiamo guardare avanti. Tu non sarai più il nostro condottiero, ma ciò che hai saputo regalarci, professionalmente ed umanamente, rimarrà sempre con noi.
Buona fortuna Mister, e se sarà la Nazionale la tua prossima tappa forse sarà finalmente l'ora che l'Italia torni simpatica anche a Firenze.
E' stato bello conoscerti.... ciao Cesare.

1 commento:

  1. A chi mi incontra per strada e mi chiama “Cesare”; a chi ha preso la pioggia, il sole, il vento al Franchi; a chi ha fatto le vacanze a Folgaria, a Castelrotto e a Cortina;

    a chi ha pianto per un rigore sbagliato o per la gioia di Anfield; a chi ci ha creduto come me e si è emozionato per una solitaria bandiera viola ad una finestra;

    a chi ha pensato che, nonostante sbagliassi qualche cambio, ero comunque una persona per bene; a chi ha saputo capire ed apprezzare il significato del silenzio;

    a chi ha fatto centinaia di chilometri per dire “io c’ero”, quelli di Verona, di Torino e che hanno pianto di gioia con noi; a quelli che ci aspettavano all’aeroporto la notte per cantare “forza viola”;

    a chi urlava “falli correre” e a chi ha corso; a chi mi diceva, toccandomi ogni volta l’anima, “Grande Mister, uno di noi” oppure “parlare con te è come se parlassi con un parente”, fratello, zio cugino, padre non fa differenza.

    A tutti, a Firenze con la sua eleganza un po’ malinconica, la sua diffidenza e la sua generosità, devo dire solo due cose: grazie e vi porterò sempre nel mio cuore.

    Cesare

    P.S. ho voluto postare la lettera aperta di Cesare Prandelli come un immaginario commento di risposta alle migliaia di post che come il mio hanno voluto rendere onore ad un personaggio unico

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